domenica 15 marzo 2015

IL MIO BAMBINO FLUIDO ovvero SULLA FELICITA' DI UN BAMBINO DI CINQUE ANNI

Tre compie oggi cinque anni.
Tre spesso mi parla della sua felicità, di come può essere felice.
A volte la sua lucidità mi spiazza, perché affondano le sue domande in territori difficili e spesso non mi dà il tempo di ragionare le mie risposte e dunque arranco, imbastisco una risposta cercando di rassicurarlo.
Per lo più lui si volta e torna a giocare sereno, lasciando dentro me un solco.

Foto filtrata secondo il gusto del Tre

Tre è un tipo un po' particolare, in effetti.
E' sostanzialmente un bambino molto libero. Ha molto chiaro in mente quali sono le cose che lo rendono felice, solo che spesso non corrispondono con i comuni stereotipi che accompagnano un bambino di cinque anni. E dunque lui si chiede perché. O lo chiede a me. 
E io gli spiego che a volte vivere in mezzo agli altri non è sempre semplicissimo. Che agli altri le cose nuove spesso fanno paura.
Tre è un bambino fluido. Entra ed esce dalle cose e dalle situazioni cambiando continuamente pelle. Non è stabile, fisso, immutabile. Lui si travasa nei mille contenitori della vita, mutando forme e stato e colore. 
Può essere un bambino drago feroce che mangia uomini e bestie. E subito dopo diventa una leggiadra principessa che balla sulle note di Frozen, affranta per il proprio destino.
Nel suo continuo spostamento di senso, stordisce chi gli sta accanto perché è imprendibile, inafferrabile Tre. La fluidità ha anche questa caratteristica. Le sue particelle corrono le une sulle altre e si mischiano.
Ora è un bambino che gioca sereno col pongo, guardandosi in giro per non farsi vedere mentre ne inghiotte dei pezzi, e dopo pochi minuti mi dice che ha capito, che lui per essere felice deve superare la vergogna. 


Per essere felici.
Quante volte io mi sono domandata, come lui, come si fa ad essere felici?
Come si può mantenere quello stato? Ma poi, è possibile?
Lui chiede a me e io cerco con lui. Lui apre a me e io a lui. 
Uao. Forse già qui, in questo nostro scambio c'è già dentro tanto della felicità.
Dice Epicuro all'inizio della sua Lettera sulla Felicità, che non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità, e che a qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell'animo nostro.
E il Tre lo sa.
Auguri bimbo mio.


giovedì 5 marzo 2015

IL RAGAZZINO LUMACA ovvero SUGLI IRRAZIONALI PENSIERI DI UNA MADRE

In un primo pomeriggio soleggiato di marzo, una madre e un ragazzino di quasi undici anni sono appoggiati al calorifero tiepido. Il sole li abbraccia. Fuori soffia un vento forte, impetuoso.
Anche loro si abbracciano. Non si sa chi abbia abbracciato per primo, perché a volte tra le persone che si vogliono bene, succede che ci si accolga vicendevolmente tra le braccia all'unisono.
E allora alla madre viene voglia di dare un bacio a quel bambino grande e succede che glielo dia. Sul naso. E il ragazzino, non si sa se per il piacere o se per assaporare quel momento, ritira la sua testa nelle pieghe del maglione di sua mamma. E la mamma, che in quanto tale assapora ogni passaggio e cerca di ripeterlo all'infinito, gli ridà un bacio sul naso e di nuovo lui si ritira.
Ma nel silenzioso tepore che si spande da dietro i vetri della grande finestra, all'improvviso il ragazzino alza gli occhi sulla madre e le dice:
"Faccio come le lumache. Mi ritiro quando mi tocchi"
E alla madre viene da ridere, e ride. Perché quell'immagine lì, di lei che tocca le antennine di quel suo figlio che si ritira, le dà un immenso piacere.
E lei non sa perché, ma si ritrova a pensare che è proprio bello stare con questo piccolo uomo. E anche pensa, in modo del tutto irrazionale, che tutte le volte che lo ha visto giocare con le lumache, inseguire le coccinelle mettendosele sulla pancia nuda, scavare buche nel giardino, infangarsi le scarpe per giocare a ce l'hai, tutte queste cose... riemergono in lui.
E poi, sempre la madre, si ritrova a pensare che forse anche tutti i libri che gli ha letto centinaia e centinaia di volte, e le storie che lei ha inventato per fargli mangiare il passato di verdure.... tutta, tutta questa roba che lei ha fatto, a lei oggi in quella frase lì della lumaca, sembra riemersa.
E così la madre si dice che è servito. Fare tutta quella roba lì per il proprio figlio è servito. E non nasconde a se stessa che molte volte è stato un piacere ed altrettante una noia. E nemmeno nasconde a se stessa che tutta quella bella roba lì, in quel momento lì abbracciati, vicini al calorifero tiepido, accolti dal sole di marzo, tutta quella roba lì è riemersa anche per inondare lei. E lei è felice.



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