mercoledì 7 maggio 2014

I BAMBINI TRE ovvero OMAGGIO

I bambini Tre a volte esigono un post a parte a vanvera perché in genere hanno molte meno foto, molti meno video, molti meno momenti solitari con i genitori e naturalmente molti meno post.

Mi porto avanti col lavoro, in modo che quando mi dirà: "Ma tu mi hai dimenticato all'asilo, dalla nonna, ecc ecc." e aggiungerà: "E hai scritto di me molte meno cose!", io gli presenterò questo post.

Il Tre vuole assolutamente fare da solo le foto che ritraggono la sua amena famiglia in gita. A volte le foto appaiono un po' scentrate, ma al Tre non bisogna dirlo:


Il Tre ha molti libri. Vecchi. Tutti i membri della famiglia li sanno a memoria. Lui compreso, tanto è vero che il Tre riesce a riconoscere un Pollock all'istante, avendolo visto per tante e tante volte in Olivia:


Il Tre è così avanti che si fa già i selfies:


Il Tre deve farsi notare. E' insito nel suo dna. Non cammina, ancheggia. Non parla, urla. Non è propriamente un tipo che passa inosservato.


Il Tre se scatta l'ora ics del primo giorno di primavera, si veste leggero. Perché lui si veste da solo. Anche se fuori ci sono 10 gradi.


Il Tre ricicla, riutilizza. Gioca con quello che trova. Che tanto di giocattoli nuovi ne riceve davvero pochi. 


Il Tre è il terzo maschio. Voi mi capite. Ha già tutto il guardaroba per i prossimi 6 anni. La sua prima maglietta gliel'ho comprata pochi mesi fa. Lui l'ha presa. L'ha stesa e accarezzata. Mi ha detto che io sono gentilissima, perché gli ho comprato la maglietta più bella del mondo.
Non ho potuto non fotografarlo, anche perché s'è piantato in cucina per mezz'ora ad accarezzare.


Il Tre ama i dettagli e disegna meravigliosi omini con un grande ombelico.


Cosa dite? Che quell'enorme ombelico è metafora del mio rapporto con lui??
Sì, decisamente. Solo con i Tre si può vivere in piena libertà quel meraviglioso passaggio evolutivo chiamato Complesso d'Edipo.

Con questo post, mio amato Tre, spero di aver colmato il vuoto di quel giorno di marzo in cui compivi gli anni....








lunedì 5 maggio 2014

RATMANIACI

Mio figlio Uno ha una peculiarità che rivedo in me: l'innamoramento facile e assoluto.
Vediamo se con queste foto, scattate in un giorno ordinario - oggi - mentre cercavo di dare un senso a questa casa che condivido con lui, vediamo se riesco a farvi venire un'idea:







Boba Fett è sopra solo perché è nuovo!

A parte il casino di casa..... sì, è lui: RATMAN disegnato dal maestro Leo Ortolani!!

Dunque partiamo dall'inizio. All'inizio del nuovo millennio m'imbatto per caso in questo fumetto ed è amore a prima vista. Non capisco più nulla, setaccio edicole e fumetterie (io, una così brava ragazza che mette piede in quei luoghi da nerd pallidi ed emaciati...), fino a che chiamo l'editore e gli dico: voglio tutti i fumetti che avete a magazzino. TUTTI!!
E loro mi spediscono il pacco e io inizio a leggere e poi me li metto in libreria e con lo sguardo perso sui loro dorsetti, a volte li contemplo a vanvera.

Succede che faccio tre figli e che il primo legga fumetti a manetta e si soffermi su Ratman. La maestra (che conosce il Ratto) dopo che l'Uno in prima elementare si era presentato (lo giuro non lo sapevo!!!) in classe col fumetto, mi ha preso da parte e mi ha detto: "Forse è meglio partire con Topolino...".

E così io ho fatto.

Dev'essere che io allora gli abbia detto che avrebbe potuto leggerli più avanti, intorno ai nove anni, pensando erroneamente che lui mai avrebbe segnato in agenda la data.
E invece NO. E' un anno che legge e rilegge e rilegge il Ratman. Ogni situazione familiare la cita come già letta in uno degli innumerevoli numeri. 
A volte mi rilegge brani di racconti che presi singolarmente non fanno ridere, ma lui a stento trattiene le lacrime. E mi insegue: in bagno, mentre vesto il Tre, mentre correggo i compiti al Due, ecc. ecc.

Non contento ha cominciato a disegnarlo ovunque:

Qui in un omaggio al proprio papà.
Addirittura in un recente laboratorio con Aoi Huber Kono, splendida artista giapponese, mi ha messo il Ratto:


Se questo non è innamoramento, cos'è?

Ma mi sono risollevata quando ho incontrato un'altra mamma con un figlio come il mio. Solo che l'altro ha 14 anni e dunque ora so quali saranno i prossimi passi, tra cui più visite alla mostra di Lucca sui fumetti. Pensavamo anche, con questa mamma, di mettere insieme un Gruppo Mamme per gestire al meglio questa devianza fumettistica.
(Naturalmente entrambe parlavamo cercando di non far emergere troppo la NOSTRA smisurata passione per il Ratto, tipo: "Eh, ma quel racconto con la Cinzia che.... non lo può capire!!", "Eh no! Forse potrebbero capire quello dove lui....").

Non sto a dirvi che l'abbonamento al Topolino a deciso di convertirlo con quello di Ratman.



venerdì 2 maggio 2014

IL FAZZOLETTO BIANCO di V. Boldis

Venerdì del libro di homemademamma.

E' stato un anno scolastico intenso di storie. Ne ho lette tantissime, ai miei tre gnomi, nelle scuole, nelle biblioteche. Un po' grazie all'assodata amicizia col Tommaso, un po' perché i bambini crescono e le mamme imbiancano e leggono un poco di più.

Quando leggo mi concentro sulla storia sì, ma in modo "professionale": scandire bene, intonare, far arrivare. E' raro che dei libri pur meravigliosi ed emozionanti, si facciamo sentire in me mentre leggo ad un pubblico.

Ma pochi giorni fa non ce l'ho fatta. L'ho letto in una mattina due volte, a bambini diversi e tutt'e due le volte, le parole mi si strozzavano in gola e faticavo.

Il libro è questo:

IL FAZZOLETTO BIANCO
di V. Boldis
illustrato da A. Toffolo



La storia è quella di un ragazzo nato in Transilvania, in Romania. Della sua vita semplice e dura. Di una mamma affettuosa e di un padre duro, "generale" con se stesso e con gli altri, come racconta il protagonista. Il bambino lavora, va a scuola e diventato più grande comincia a combinare dei guai. Il papà lo picchia. E lui scappa dagli amici. Solo quando la mamma stende dalla finestra un fazzoletto bianco, lui può tornare a casa, perché la rabbia per padre è svanita.
Un giorno il bambino diventato ragazzo decide di lasciare la sua terra e il padre ferito dalla rabbia e dalla tristezza gli ammonisce di non tornare più.
Passano due anni, ma la nostalgia vince sul protagonista che scrive una lettera alla madre chiedendo di essere accolto di nuovo e di stendere un fazzoletto bianco alla finestra.
Dopo un lungo viaggio il ragazzo arriva, decide di percorrere a piedi gli ultimi chilometri che lo separano da casa sua, ma camminando nota che la casa non c'è. Al suo posto ce n'è un'altra.

Non ve lo racconto il finale, perché è quello che fa piangere ed emozionare.
E' quello che fa aderire alla mia pelle la pelle di quella madre. E' quello anche che mi fa accelerare il cuore quando il ragazzo racconta:

"Man mano che mi avvicinavo, il cuore mi batteva sempre più forte. Speravo con tutta l'anima di trovare il fazzoletto bianco appeso alla finestra."


E' un libro dai tratti forti come l'illustrazione. Che ha la decisione del nero più nero, aggiunto al tentennamento delle linee spezzate, sottili.
Con molte descrizioni di spostamenti di cuore, di emozioni, e di speranze e di felicità.
E' un libro che racconta ai bambini benissimo il tema del Ritorno. Del ritorno di chi è partito e di chi è rimasto, mettendo la lente d'ingrandimento sul rapporto genitori-figli.

"Decisi di andare avanti comunque, per vedere, per capire... Mi misi a correre con il cuore in gola e quando finalmente arrivai vicino, capii tutto."


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