venerdì 13 dicembre 2013

L'ALBERO DI NEVE ovvero I COLORI DELL'INVERNO

E' il momento delle storie di Natale, gentile homemademamma.

Oggi siamo andate a raccontare questa storia alla scuola dell'infanzia:

L'ALBERO DI NEVE
 - edicart - 


E' un fuori catalogo della Edicart che noi abbiamo trovato in biblioteca.
E' la storia semplice di un piccolo orso che trovandosi in un mondo tutto bianco cerca i colori, o meglio i colori trovano lui.
Animali diversi gli portano man mano frutti e foglie di diverso colore e così decide di metterli su un albero che diventa un meraviglioso albero di Natale.

E' una storia perfetta per la fascia 3-6 anni, ma che noi proporremo prossimamente anche ai nidi.

Abbiamo raccolto anche noi i colori che ci circondano e dopo aver preparato il nostro albero della neve:


l'abbiamo addobbato nel raccontare la storia, e tada!


L'immagine scattata velocemente stamattina a scuola non rende, ma vi assicuro che da appendere questo albero è meraviglioso!!
E quanto ci siamo divertite a farlo...

Buon fine settimana.

martedì 10 dicembre 2013

SULLE COPPIE SENZA FIGLI

Ho tante coppie di amici che non hanno figli. Chi per scelta. Chi per doloroso destino.
Mi incuriosiscono, come tutto ciò che è distante da me e le osservo attentamente.
Di sicuro, la prima cosa che sento è che mi piacciono. E' piacevole stare con loro, guarda caso, con tutti loro.
E' un periodo di estrema relatività della mia vita. Scorgo solo sfumature di grigio, non vedo uscite o entrate ma solo sentieri lunghi lunghi che si snodano.
E così mi dico che sì, avere un bambino è un'esperienza unica, che necessariamente cambia le prospettive e i punti di riferimento, ma anche non averne.
Le coppie che non hanno figli hanno qualcosa che noi con bambini non abbiamo e che io invidio loro.
Ho avuto modo di osservare recentemente una coppia di amici da sola. Cioè io non ero con nessuno dei miei famigliari. Non dovevo dare l'acqua, portare in bagno, in sostanza ero tutta per loro o loro erano tutti per me.
C'è tra di loro una confluenza di sguardi e di intenti assoluta. Un'attenzione reciproca tenera.
E' ovvio, direte.
Sì è ovvio, ma io ho capito che lo invidio. E' di questo che voglio scrivere.
Vorrei dire loro che io avrò tre meravigliosi bambini, ma non fa parte della mia quotidianità quell'affinità unica con il mio compagno e la vorrei. Loro hanno un quid che li rende speciali ai miei occhi. Userei la parola complicità, ma mi pare riduttiva. Sono un microcosmo completo, alla faccia di chi pensa che la famiglia sia un'altra cosa.
E rendono famiglia chi li circonda. Coinvolgono e agglomerano dentro di sé gli amici, li accolgono e li curano.

Sì, amici miei cari, vi dedico questo mio pensiero dall'anonimato del mio blog perché non ho il coraggio di affrontare con voi questo argomento, perché troppo scorre di non detto. Ma siete davvero belli. E guardarvi apre il cuore.

venerdì 6 dicembre 2013

VICINO LONTANO

I libri per la prima infanzia, cara Paola, probabilmente sono i più difficili da fare.
S'è scritto di tutto, si sono affrontati i più svariati soggetti, per questo ogni volta che vedo un libro per i piccolotti nuovo e intelligente, lo compro, non posso farne a meno.

VICINO LONTANO
di S. Borando
 - minibombo -



E' un libro senza parole, con immagini stilizzate e linee sinuose. Con colori netti e abbinati magnificamente.
Alcuni libri insegnano. Alcuni libri insegnano spiazzando, agendo sugli scarti inaspettati, e questo è uno di quelli:


Le pagine si susseguono così. Presentando animali a partire da parti del loro corpo inaspettate, agendo sui contorni.
Dopo la prima lettura il mio Tre, di tre anni, sa a memoria tutti gli animali e allora il gioco consiste nel divertirlo dicendo, prima di svelare l'animale, tutti gli oggetti che mi vengono in mente. Si sbellica dalle risate.

Ottimo lavoro questo e gli altri, che vi presenterò, di questa minima casa editrice.
Questo è il loro sito.


lunedì 4 novembre 2013

CONTAMINAZIONE CREATIVA

La contaminazione creativa è un valore.
Genera opere interessanti. Mette in gioco gli stereotipi.
Unire materiali diversi fa esplodere le visioni. Agganciare mondi sideralmente lontani amplia le possibilità all'infinito.

E se tutto questo viene fatto all'interno del quotidiano, assume un plus-valore. Riescono molto bene i bambini. Basta dare loro oggetti diversi e non porre troppi limiti. Alcuni, non troppi.





Alcuni oggetti assumono l'ironia come loro marca.
Avevo visto questi skateborders in questo sito, e me li ero segnati. Mi piaceva l'idea che apparissero nel loro sacchettino trasparente, come i vecchi soldatini e invece fossero ragazzi che andavano in skate.
Capovolgimento dello stereotipo: dalla guerra al gioco. La serietà con cui si attacca il nemico contro la serietà con cui ci si diverte.
Li ho trovati sabato alla Rinascente di Milano. Piano meno 1. Un piano da vedere, come il Duomo.

I bambini hanno capito il senso, direi.



mercoledì 30 ottobre 2013

BOWLING DI HALLOWEEN ovvero GLI ACRILICI DANNO SODDISFAZIONE

Domenica scorsa pioveva.
Era pomeriggio. Il Tre se la dormiva della grossa. L'Uno e il Due erano a giocare dal loro cugino. Io avevo diverse alternative:
stirare
stravaccarsi sul divano
colorare dei legni
Ecco, ha vinto l'ultima opzione.

Era da un po' che volevo provare gli acrilici sul legno grezzo e quale migliore occasione di Halloween.

L'idea originale l'ho presa da qui.
Ma, come spesso accade, l'ho variata.

COSA SERVE

  • 6 Pezzi di legno grezzi ma non eccessivamente scheggiati, che stiano in piedi
  • Acrilici vari
  • Indelebile nero
  • Scotch di carta

COME SI FA

Si dipingono i legni con gli acrilici. Avendone pochi colori, il bianco l'ho fatto con le tempere ad acqua molto dense, in modo da non far vedere la venatura.


Una volta asciutti ho dato loro dei volti. La cosa simpatica è caratterizzare molto i personaggi-legno.
Io ho fatto il fantasma (bianco), la zucca (arancione), lo scheletro (argento), la mummia (blu, avvolto da scotch di carta bianco), frankenstein (verde) e draculino (rosso).

Questo è il risultato:


Pronti in formazione!

Già ampiamente testati e molto apprezzati!!

martedì 29 ottobre 2013

SULLE PENNE CANCELLABILI ovvero SED PERSEVERARE DIABOLICUM

Oggi un post proprio da scuola elementare.
Mio figlio Uno dalla seconda usa la famosa fatidica penna cancellabile.
La prima usata è stata quella che anche io usavo alle elementari, la sempre uguale a se stessa: la Replay!!

Però.
Cancelli e trovi il fantasma di quello che hai scritto sotto, riscrivi e non leggi più molto bene. Sì, certo, negli anni è migliorata, ma, diciamocelo, non cancella benissimo.

In pensione.

E dunque quando due anni fa ho conosciuto la Frixion, lo ammetto, è stato amore a prima vista!
La sua cancellatura era straordinaria, non una traccia di errore grossolano appena nascosto veniva a galla. Puoi cancellare e cancellare e cancellare e il foglio rimane intonso.
Però.
1. Costa carissima
2. Le cartucce spesso sono difettose e... costano tantissimo
3. Non sono leggende, una compagna di mio figlio ha dovuto rifare parte dei compiti delle vacanze, perché col caldo l'inchiostro svanisce. Puf! Quei compiti tanto sudati (nel vero senso della parola!), scomparsi.
4. Si è indotti al cancellamento a valanga.

E' quest'ultimo punto che ha ispirato questo veloce post.
Perché dare la possibilità ai bambini di continuare a sbagliare? La Replay ti manda in sbattimento ma non abbastanza e il rischio è che a furia di correggere non si legga più nulla.
La Frixion permette lo svacco completo, quel:
7x3=19
No:
7x3=20
Ah no:
7x4=21
Ah era x3:
7x3=21

Mi sono detta basta.
E ho comprato all'Uno la SFEROGRAFICA. Ve la ricordate? Quella col cancellino del pirata...
Come tutte le cose, s'è ammodernata pure lei. Eccola qui. 

Penso che un limite serva sempre no?
Ormai è tutto rivedibile, ricalcolabile. Poca responsabilità e poca concentrazione nel momento in cui si esegue un compito.
Non si può sbagliare sempre. La vita non è un tiro al bersaglio.
Tutte 'ste menate per cambiare una penna? Voi mi direte.
Eh, son fatta così...





venerdì 25 ottobre 2013

JASON ovvero LIBRI PER BAMBINI DAGLI 8 ANNI

Quando so di avere una mattina libera, di avere voglia di bere un tè e fare due chiacchiere in serenità, vado dal Tommaso.
Lui è un artigiano, incornicia cose. E poi vende libri. Lui ha solo libri che a lui interessano. Quindi quella signora che gli ha appena fatto incorniciare il pizzo per sua figlia e vorrebbe comprare per suo nipotino "uno di quei libri che fanno i rumori...", magari se ne va via con un Munari o un topopittore.

L'ultima volta che sono andata ho fatto una piccola incetta, cara Paola.
Come succede per i vestiti, succede anche per i libri e dunque compro novità per il novenne e riciclo spesso (non sempre!!) i libri vecchi per gli altri due.
Avere nove anni ed essere un buon lettore non è per nulla facile ( in un prossimo venerdìdellibro vi parlerò della saga estiva che abbiamo letto)! I titoli interessanti sono davvero pochi e poi, da mamma, mentre i libri più da piccoli te li leggi lì, velocemente in libreria e decidi se acquistarli, questi altri un po' più da grande devi andare ad intuito.

Intanto un suggerimento già ampiamente testato: leggete prima voi il libro! Perché? Intanto perché vedervi con un libro per loro li fa bramare e poi perché dopo potrete davvero confrontarvi in modo serio e a loro piace tantissimo.

Bando alle ciance, il libro è:

JASON
Le avventure di un supereroe paurosamente umano!
di B. Frandino e S. Misesti

- Salani ed. - 


La storia è semplice: un supereroe, del quale non si capiscono bene i poteri, alle prese con i temi 'tipici' del mondo bambinesco, ossia:
  1. gli altri supereroi (la Nonna Invisibile su tutti!)
  2. le invenzioni (da pannolini usati ad antizanzare)
  3. il cibo
  4. lo spazio interstellare
  5. lo sport ("Gareggiò nei centro metri con un treno Frecciarossa sulla tratta Milano Centrale - Milano Rogoredo.")
  6. la paura
  7. la scuola ("Jason aveva sempre la risposta per tutto. Tranne quando un bambino di otto anni gli chiese: Jason perché non ho mai voglia di fare i compiti?")
Con una belle veste grafica, molto colorato, con font diversi a secondo della situazione, il libro diventa molto accattivante. 
E' illustrato da Stefano Misesti. Non ho ancora letto il suo apprezzatissimo Maciste (e altre storie), ma dal Tommaso campeggia questa statuetta di Maciste. Che mi guarda. Mentre bevo il tè. E mi fa simpatia. Vorrei comprarla, ma mi piace molto che sia lì a guardarmi quando sono dal Tommaso... in sostanza dovrei comprarla per assicurami che rimanga lì.

Mi piacciono le sue linee pulite. Le ombre accentuate. Le sue buffe facce. 

Jason il mio Uno se l'è bevuto in una sera. E attende con impazienza gli altri che verranno.
Ve lo consiglio davvero e vi faccio leggere qui le prime dieci righe.

(qui avevo già fatto un piccolo elenco per lettori dai 10 anni)



mercoledì 23 ottobre 2013

CHI HA DETTO CHE LE MUMMIE NON CHIACCHIERANO?

Mo' non mi ferma nessuno. In un pomeriggio ho prodotto più che in un'intera stagione.
Complice il brutto tempo, sì certo.
Ma anche complice il pomeriggio con la casa infestata di amici. Perché dopo una certa età, succede così, che più bambini ti trovi per casa, più hai tempo di fare le cose. Crescono, si organizzano, fanno giochi di ruolo che durano ore.... ahhhh!

Dunque vado a presentarvi le mie mummie.
L'idea originale viene da qui.
Io l'ho rivista quel zic.
Primo strumento: fil di ferro. Ne ho usati due, uno più spesso e uno mooolto sottile. Suggerimento: usate quello molto sottile, magari lo avvolgete più volte, ma sarà molto duttile anche per i bambini.

Versione STRONG

Versione LIGHT

Poi potete prendere del cotone bianco. Io ho usato una vecchissima garza elastica, di quelle ingiallite dal tempo, per intenderci.
Le tagliate in strisce lunghe circo 50 cm e alte 1.5 cm e cominciando dalla testa avvolgetele. 
Un suggerimento: cominciate ad avvolgere dal mezzo della striscia in modo da fare un nodo finale con i lembi che avanzano e poi ricominciando coprendo man mano i nodi che si formano.


Inciccionite le parti da inciccionire, tipo pancia, piedi, mani.
E tadà!

1: "Belle le tue scarpe amico!"
2: "Secondo sarcofago a destra, in sconto!"
Oh, non stanno zitti un secondo!





lunedì 21 ottobre 2013

COME FARE STELLINE DI LEGNO (SENZA COLLA)

Mi impongo la disciplina ferrea della manualità.
Che possa essere la mia salvezza.
Dall'autunno traballante. Dal freddo-caldo opprimente. Dalla velocità vorticosa grazie alla quale siamo già al 21 ottobre. Dal cielo grigio perché, come dice Buzzati: "In certi giorni di settembre, sotto alle nuvole temporalesche, non è poi detto che certe cose non possano avvenire".

I temporali ci hanno devastato le betulle, spezzando rami.
Tutti tesori, certo.
Ma di quei rami sottili e un po' mollicci che fare?
E girovagando ho visto queste stelle. Non riesco più a trovare il link, ma appena riesco lo metto. Ho un ricordo vago e penso di non aver nemmeno letto (era statunitense) il testo. Ma mi è bastata l'immagine.

Prendere un ramo flessuoso di betulla, di 5-7 mm di circonferenza, lungo un metro circa e piegarlo in 5 punti. Si spezzerà probabilmente, ma non del tutto. Bene, fate di quel "ma non del tutto" la vostra salvezza, un po' come nella vita no? Aggrappatevi a quella forza divina che lo tiene insieme e con della rafia, se serve, dategli solidità. Ma non pensate, quei micro-frammenti di legno unito, sono più solidi di quanto non appaiano. Fidatevi di loro dunque e andate in soccorso dei punti in cui c'è davvero bisogno.

Questa è stata la mia prima stella:


Io ho provato vera gioia nel realizzarla. Soprattutto nell'evitare l'uso della colla.
Non mi sono messa a pensare che fossero natalizie, in realtà per me erano un regalo all'autunno.


Si può anche fare una ghirlanda naturalmente, ma a me hanno dato più soddisfazione singole. Le ho distribuite nella casa, le ho distribuite ai bambini.
E poi, ecco, un omaggio a quella stella cadente che ho visto a luglio... una storia lunga, tra me e lei.


venerdì 18 ottobre 2013

CASA

L'autunno si rientra.
E nonostante questi giorni quasi primaverili, la casa ritorna nel suo centro.
Si accende il camino la sera.
Si gioca sul pavimento per terra.
E' un rintanamento, come quello degli animali.

Gnomo Uno: composizione in attesa del 31 ottobre.
Si riprendono in mano i giochi un po' dimenticati nella bella stagione. E il pomeriggio si beve il té coi biscotti.

Gnomo Due: "La mia scuola, col giardino e la palestra a pallone"


Gnomo Due: "La chiesa vicino a casa nostra"

Ho avuto uno spunto per un lavoro sugli spazi, guarda caso. E così per il venerdì del libro e per il mio diletto, ho comprato questo libro:

CASA DI FIABA
di Giovanna Zobili
illustrazioni: Anna Emilia Laitinen
- topipittori -


E' una poesia che ha come protagonista questo luogo nel quale viviamo. Tante case, illustrate magicamente. Sì, magicamente, perché le illustrazioni di questa magistrale artista, riportano ad un mondo sereno, pacificato più che pacifico.
Sono le case delle nostre anime, come conclude il libro:

Casa sprangata,
porta sul mondo,
orto e giardino,
parco di re.
Oggi, seduta
qui sulla soglia,
guardo i tuoi muri,
e vedo me.

Ho capito col trasloco quanto difficile e lungo è rivedersi nei muri di casa.
E' come crescere, far aderire una casa a se stessi. A poco a poco disegni gli spazi, li plasmi a piacimento o li rivedi se ora di farlo. E questo libro parla di queste case "arrivate", concluse dentro ma così tanto in bilico. Saldamente eterogenee.

E così rivedo anche questa casetta, la nostra, che il Due ha così magistralmente riprodotto. E' quel parallelepipedo in mezzo e la sua forza, come lui giustamente ha notato, sta tutta nel fuori.

Gnomo Due: la nostra casa

Particolare "Casa di Fiaba"

lunedì 23 settembre 2013

BAVIERA

Pensavate di esservela scansata.
Pensavate che non vi avrei tediato con le vacanze.
E invece eccomi qua, con le foto scaricate. Potevo lasciarmi sfuggire l'occasione? Dopo anni di viaggi piuttosto sedentari, abbiamo preso il camper e viaggiato come ai vecchi tempi.

La Germania ci ha accolti nel migliore dei modi: belle giornate di sole, prezzi bassi, meravigliose città, infinite piste ciclabili.

Per iniziare bene l'avventura siamo partiti dal  Ravensburger Spieleland.
Abbiamo fatto un po' di parchi in Germania e devo dire che loro dividono i parchi a seconda dell'età. Difficile trovare parchi giochi (tipo Gardaland) adatti alle famiglie e ai ragazzi.
Detto questo, il Ravensburger è meraviglioso! Non mi dilungo in descrizioni, perché l'ha fatto benissimo la homemademamma qualche settimana fa. Condivido tutto del suo resoconto e consiglio vivamente il parco.

Foto ricordo prima dell'ingresso nel Labirinto Magico!

Abbiamo viaggiato in camper e ci siamo spostati in bici. La Germania in questo, com'è noto, è avanti mille miglia, anzi, di più, per la precisione 70.000 sono i km di piste ciclabili in territorio tedesco.

Abbiamo cercato invano di vedere il castello di Fussen, famoso perché ripreso da Walt Disney, ma la fila di quattro ore per prendere il biglietto ci ha fatto un po' desistere (d'altronde non è che in Italia manchino castelli...). Allora abbiamo visitato la piccola Versailles del triste e pazzo Luigi II: un bambinone che alla fine del suo impero, in solitudine, vuole giocare al re Sole.
Al centro della foto si intravede la fontana d'oro. Proprio tutta d'oro.



Terza tappa: Monaco.
Abbiamo girato in tram, in autobus e in metro.

Vacanze impegnative.
Monaco è come Milano unita a Bologna. Ha il rigore dell'architettura nordeuropea e lo spirito giovane degli universitari (lì studiò Einstein) che la domenica si ritrovano a fare surf nel parco pubblico cittadino più grande del mondo (più di Central Park!):


Abbiamo visitato la pinacoteca e abbiamo visto Picasso, Monet, e i Girasoli (una delle versioni) di Van Gogh. Il tutto a 1€ a testa, quindi totale 2€, perché era domenica e tutti i musei costano 1€ e naturalmente i bambini non pagano. Sappiate che raramente i bambini pagano! Diciamo che questi fanno una politica per le famiglie non solo a parole.
Nell'unico giorno di pioggia della vacanza siamo andati a vedere il Museo della Scienza e della Tecnica, così grande che un giorno non c'è bastato. Bellissimo, vissuto, con ricercatori che vi lavorano e continui esperimenti aperti al pubblico tutto il giorno.

Via in partenza per Ratisbona.
Sulle rive del Danubio.


  Quelle città così, dove c'è una libreria ogni 200 metri, dove il profumo dei wuster abita le strade e dove scorre questo fiume grosso e denso...

Ma parliamo di cose serie.
1. I parchi gioco

Bambino rotante su tappeto di legni.

Bambino dialogante con tedeschi in attesa di lanciare sassetti dallo scivolo.
Il paese della cuccagna dei parchi gioco. Con bambini sempre a piedi nudi (qui sopra a Norimberga), saltellanti, sfidanti le regole della gravità e del buon senso catapultandosi da un'altalena ad uno scivolo. Con nugoli di mamme e nonni chiaccheranti con in mano contenitori pieni di verdure (carote e cetrioli in primis) da rifilare al primo pargolo zompettante.
Il nostro relax da viaggio impegnativo erano questi campi, agognati, tenuti come premio dopo aver visto la cattedrale e la via più antica.
E poi ci chiediamo com'è che i bambini al nord stanno sempre fuori...

2. Legoland



Io, adorante dei lego fin dalla più tenera età.
Io, che desideravo vederlo da sempre.
Io, che ritrovo nel parallelepipedo più bello del mondo significati che oltrepassano l'umano sentire.
Non potevo farmelo scappare.

Parco giochi per bambini fino 10 anni. Con mega strutture libere al gioco libero.
Una delizia per noi fuori di testa.

Il ritorno in Italia è stato accolto da questa frase del Due: "Mamma, ma qui è marcipiede o ciclabile?"
"Marciapiede, Due, e ringrazia per il fatto che ci sia".

giovedì 5 settembre 2013

INIZIANDO

A tutti i bambini con gli zainetti, le calze anti-scivolo, i ciucci negli armadietti.
A tutti i bambini con le scarpe nuove, il diario di ben-ten e le matite appuntite pronte per essere smangiucchiate.
Ai ragazzi fermi alle stazioni dei bus, con i brufoli e il telefonino.
Ai lavoratori in macchina, con l'orologio messo tatticamente due minuti avanti, con la solita radio accesa.
Ai lavoratori sui mezzi di trasporto di nuovo cullati dalle frenate, col finestrino un po' aperto che si schiatta.
Alle mamme che ricominciano a sfrecciare, a far fronte con gli alchemici incastri sportivi del basket con nuoto e il catechismo, con l'abbronzatura stantìa.
A tutti un buon inizio.


venerdì 12 luglio 2013

IL VENERDÌ SI FA....

Il venerdì mezzogiorno non si ha voglia di cucinare il pranzo allora si fa un pic-nic.


Il venerdì dopo pranzo, sotto le betulle si decide di cambiare il colore alle unghie (vedi particolare foto qui in alto). E succede che il più piccolo ti dica che anche lui tanti anni fa quando era una femmina metteva lo smalto, se per favore potevo farglielo ancora provare.
Quindi il venerdì si colora di viola l'unghia del pollice di un bambino di tre anni.

Poi il venerdì si ozia, si raccoglie un sassetto, poi un rametto. E l'Uno che in questo è molto laborioso, comincia a produrre.





E dunque anche il Due capisce che il gioco è interessante, ma a suo modo:


Il venerdì con questa pace ci si addormenta anche se non si vuole e ci cerca di stare seduti per non cedere. Ma questi venerdì non si arrendono, ti fanno cedere (notare il particolare del pollice smaltato, please):




E nel silenzio totale con gli altri due bambini immersi nei loro giochi, camminare in cerca di non so che cosa e trovarsi addobbi sulle porte:


E un caffè. Col rumore dei pennarelli che strisciano sui fogli.



E pensare meno male che queste tre piccole anime tengono compagnia alla mia sgangherata animaccia.


martedì 9 luglio 2013

I BAMBINI SONO CATTIVI

Uno: "Non riesco a dormire"
Io: "Vieni qui un po' con noi"
Uno: "Ok"

The Iron Lady scorreva in tv, a basso volume per non svegliare gli altri.

Uno: "Puoi fare pausa"
Io: "Devi andare in bagno?" Mi sembrava strano che il film lo prendesse tanto da chiedermi la pausa.
Uno: "No"
Faccio pausa.
Uno: "Quando sono andato via un bambino mi ha detto che lassù in alto sulla montagna ha visto una casetta. Sulla casetta c'era una scritta col mio nome e una data, la data della mia morte, tra sette giorni."
K: "Ma no! Voleva solo farti paura con uno scherzo stupido!"
Io: "Non devi credere a queste sciocchezze"
Uno con le lacrime agli occhi: "Non riesco a togliermelo dalla mente"
Io: "No, non devi fare così, ti ha fatto uno scherzo da idioti..."
Uno: "Ma perché? Era simpatico, perché mi ha fatto questo scherzo?"
Io come sputando bile: "Perché a volte i bambini sono cattivi." E l'umanità e il mondo e tutto è cattivo a volte, mi veniva da dirgli. Ma poi ho continuato: "Probabilmente lui stesso aveva paura di qualcosa e allora ha pensato di far paura anche a te, perché non la voleva tutta solo lui quella paura. Non lo sto giustificando Uno, è solo per dire perché a volte le persone agiscono così, ma è sbagliato. Invece di dire sì, ho paura di quella cosa la trasformano in una paura per gli altri."
K: "Hai fatto bene a raccontarcelo. Così adesso ti può fare meno paura"
Io: "Sì, hai fatto bene e la prossima volta non covartelo dentro neanche un minuto di più!"
Uno annuisce.
Vediamo il film finire, è mezzanotte.
Vedo la Thatcher e penso a quel bambino. Penso a quando gliel'ha detto. Penso all'Uno muto e in silenzio. Penso alla notte che ha passato. Penso a quando li facevano a me questi scherzi. Penso che no, non li giustifico dentro di me, no. A 11 anni no.
Ma quello di cui penso con più angoscia è il suo "ma perché mamma? Perché?".


venerdì 21 giugno 2013

SPIAGGIA MAGICA

E' stata Lisa stamattina a riportarmi da te, Miv.
Ti guardo mio caro blog, ogni volta che accendo il pc c'è lì il tuo bannerino, tranquillo.
Tu stai bene anche così, sei diventato grande, fai cose e accetti commenti indipendentemente dalla mia vicinanza.
Ma la Lisa ha questo potere di riportarmi a terra e organizzarmi, pratica totalmente sconosciuta per me.
Poi c'è questo libro, Paola, così bello e leggero e estivo.

SPIAGGIA MAGICA
di C. Johnson
- orecchio acerbo -


La storia è semplice: due bambini si trovano soli e un po' annoiati su una spiaggia. All'improvviso decidono, come molti bambini, di scrivere delle parole sulla rena. Al passaggio dell'onda però le parole si trasformano negli oggetti scritti...

L'ho visto in libreria questo libretto e l'ho lasciato lì. Poi l'ho ripreso in mano. L'ho rimesso giù. Vagavo in cerca di qualcosa ma quel libro mi aveva scelto, non so perché. L'ho letto e me ne sono innamorata. 
In genere non leggo mai le prefazioni, mi tolgono il gusto della scoperta, al limite le leggo alla fine e così ho fatto anche con questa. E così, leggendo la prefazione, ho capito perché amo questo libro.

I due bambini, Ann e Ben (già due nomi con un'assonanza musicale paurosa che nel leggerlo ad alta voce ai miei figli faticavo a dare loro la giusta differenza fonetica), sono due bambini beckettiani. Samuel Beckett è così per me visceralmente importante da aver chiamato mio figlio come lui, voi mi capite.
E questo libro in effetti, altro non è che un Aspettando Godot in chiave infantile. Molto fine nei rimandi con un lungo inizio sulla differenza tra leggere una storia e scriverla, tra soggettivo e oggettivo.
Poi però qui Godot arriva, nelle vesti del re. E subito si coglie la distanza tra questo ancestrale personaggio e i bambini, tanto che li scaccerà dal regno diventato ormai suo.

Poi c'è il tratto abbozzato (perché di bozze si tratta) dallo stesso autore, con le linee incerte, ma così in linea col racconto.



Crockett Johnson è famoso negli Stati Uniti per il racconto Harold and The Purple Crayon.
Qui lo potete sentire e vedere letto su youtube. L'inglese è semplice e davvero ne vale la pena.


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