giovedì 28 aprile 2011

IO?! NOOOO IO NON FACCIO PREFERENZE....

Sai Stima, mi piace guidare. Mi sembra di aver già scritto che la guida mi rilassa e mi fa riflettere in modo serio e sereno. Tornando dal mare, guardando attraverso lo specchietto i miei tretrè, ho pensato se io preferissi uno all'altro. La risposta che mi sono data è stata molto articolata, è durata quasi l'intero viaggio. In sintesi te la traduco in un yin-yang  che potrebbe intitolarsi così:

MAMMA vs IL FIGLIO PREFERITO

E' un argomento che non tratto molto con le mie amiche mamme, perché entra molto dentro e sviscerarlo non è buona educazione. Penso che la maggior parte delle mamme neghi di avere delle preferenze.
Io invece penso che ci siano, eccome. Solo occorre saperlo, e spiegarselo. Il trucco è questo.

Gnomo Tre: "Mamma ti prego non dirmi che preferisci questi due pazzi!!!"
Non ho un figlio che adoro e gli altri me li dimentico al super. No. Ho dei momenti, dei passaggi, dei periodi in cui un figlio prevale sull'altro dentro di me.
Vari fattori concorrono a quest'affinità elettiva. 
L'età. 1 anno. 3 anni. 6 anni. Contro il 6 vincono l'1 e il 3. Ma tra l'1 e il 3 la lotta è dura. Anche se quella felicità che traspare dall'allontanarsi gattonando da me, la conquista dell'equilibrio, le prime parole, l'allungare la manina che si è appena schiacciato, la bocca grande che mi lecca la guancia quando chiedo un bacio. Questo mio piccolo Tre è il nostro momento. Mi spiace lasciarti la mattina, perché vorrei essere lì io a tenerti alla finestra per guardare le macchine, il gatto e i muratori.
Il carattere. Gnomo Uno è uguale a me. Il suo carattere dico. Spiaccicato. Non mi deve raccontare, non mi deve dire, non occorrono molte parole per capirci. Pensiamo spesso le stesse cose negli stessi momenti. Quando sono in un periodo buio e nero, quando fatico, quando cerco di trovare un senso, lo osservo e mi sento davvero meno sola. In quei periodi lui mi aiuta, perché le sue antenne sintonizzate sulle mie si accendono e senza bisogno di nulla se non di uno sguardo. 
L'ignoto. Gnomo Due per me è un mistero. E' istintivo e viscerale, un passionale silenzioso. Dalla nascita di Gnomo Tre fino a pochi mesi fa io non avevo occhi che per lui. Un po' per questa sfida nel cercare di comprenderlo e di imparare a decodificare i suoi bisogni e un po' perché l'evento del nuovo fratellino in arrivo l'aveva fatto balbettare. Non riusciva a parlare bene. Io lo sapevo che era un momento, che sarebbe passato, e quando mi abbassavo per guardarlo negli occhi e per aspettare che terminasse la sua frase infinita, cercavo di tenere le lacrime chiuse nella mia gola. E sapete qual era la lettera che più faticava a farlo ingranare? La m. Mamma. 

Ecco Stima, hai visto. Parlo di preferenze e includo tutti e tre i miei figli. Non è ipocrisia. E' senso di colpa. Mi accorgo in questi giorni di osservare con più attenzione il Tre e sapendolo, cerco di rimediare con gli altri due. 
Penso che avere dei periodi in cui si sta meglio con un figlio piuttosto che con un altro sia molto umano. Non lo sarebbe se questa preferenza fosse a senso unico, non lo sarebbe se si traducesse nell'indifferenza verso gli altri fratelli.
E' una questione di equilibrio la famiglia. In effetti spesso mi accorgo che io e K. ci avvicendiamo nelle infatuazioni, forse ci viene un po' istintivamente guardare in modo più amorevole il figlio che percepiamo meno sotto la lente dell'altro.

Sì, infatuazioni. Innamoramenti anche. Vissuti così, togliendo la parola "preferenza" la questione si addolcisce. 
E davvero è bello poter pensare di avere davanti a sé una vita piena di innamoramenti.

mercoledì 27 aprile 2011

BUIO IN SALA ovvero SPONGEBOB IL FILM

Amiche NxD, dopo il maestro, voi direte, sei passata a questo? Eh sì. Eh già. Viviamo nel pieno il periodo post-moderno caratterizzato da una feroce miscela di alto e basso. Di colto e incolto. Di elitario e di popolare. Canto la mia ode a:

SPONGEBOB IL FILM (2005)
di S. Hillenburg


Lui, il mito: avete presente al'antitesi dei Simpson (che rimangono nel mio cuore al numero uno tra i cartoni per adulti)? Eccolo, è lui. Tanto loro sono scafati, maliziosi, irriverenti, cattivi, politicamente scorretti, quanto lui è tenero, sempre felice (ma felice veramente), ingenuo, ottimista e speranzoso. Tanto loro quanto lui ai miei occhi incarnano benissimo lo spirito statunitense: le elite (dai, pensiamoci bene, hanno grandi scrittori, grandi artisti, grandi attori, grandi registi....) e il popolo (un po' bambini, che non capisci se ci fanno o ci sono, entusiasti per un nonnulla...).
E poi il bello di Spongi è che si pone, con pochi altri, in quel gruppo di cartoni adatto a tutte le età (I Simpson no. Sono decisamente da adulti tant'è che negli USA vanno in onda in seconda serata...).
Spongebob a me e agli gnomi fa morire dal ridere. Loro praticamente vedono solo quello, eccetto il sabato quando vedono il cartone lungo che poi spesso è il film di Spongi (!). Fa parte della famiglia.

Lui e Patrick Stella: ci sono tante cose che mi piacciono di lui. Alcune sono molte lontane da me, tipo l'ottimismo. Penso che non sia proprio nel mio dna brianzolo da generazioni e me ne dispiaccio molto. Lui è sempre così positivo e sempre trae giovamento da questo atteggiamento, è un po' il Forrest Gump dei cartoni. 
Ma in assoluto la cosa più commovente e bella è la sua amicizia con Patrick la stella marina. E' un'amicizia basata sull'anello dell'amicizia (livello infanzia - chi non ha mai tentato di fondare un club segreto con l'amico/a del cuore?) e su un insieme di comportamenti rituali che li avvicina e unisce (livello adulto - il caffè la mattina prima del lavoro, le due chiacchiere al telefono la sera, il saluto via mail che non manca mai....). Com'è raccontata bene la loro storia!! E' vera. Loro, come i bambini, passano in un nano secondo dalla massima felicità allo scontro feroce, per poi rappacificarsi, piangere, abbracciarsi. Si può dire che la serie di Spongi racconti un'amicizia.

Lui, il film: tutto l'essenziale di Spongebob in 80 minuti circa. Un'avventura lunga e simpatica.





La puntata che amo: Spongi e Patrick trovano una scatola di cartone vuota una domenica pomeriggio e ne sono entusiasti. Squiddy (personaggio antitesi di Spongi, tetro, arrabbiato, pessimista, invidioso) li squadra sospettoso. I due si divertono come dei matti nella scatola, ma la cosa più incredibile è che quando entrano cominciano a sentirsi rumori reali di guerra e lotte e botte. Squiddy invidioso entra nella scatola e nulla succede. I due alla fine gli spiegano che occorre chiudere gli occhi e immaginare intensamente il gioco. Due bambini che spiegano ad un adulto come si gioca senza giochi.

lunedì 25 aprile 2011

I 100.000 CHE MI PORTO DENTRO

C'è un orario della giornata in cui annaspo. Ogni giorno. Quell'ora si avvicina e io comincio ad innervosirmi. Sono le 18. E comincia il pensiero della cena. No no no, prima devo sistemare il piccolo, fatto lui poi è tutto in discesa. Sì, lo so che avete fame. Ehi, ho detto di non mangiare più pane. No! Piccoletto non mangiare le briciole sotto il tavolo. Vieni. In braccio.
Scotta. Andate a lavare le mani!!! Ma perché fa così tardi in questi giorni K. Mannaggia.
Cosa si dice? Bravo. Adesso ti verso l'acqua. NOOOOOTREEEEE!! Non tirare la tovaglia!!
Sì, ancora minestra. Ok, vi racconto la storia della regina Vittoria. Ma proprio adesso ti scappa? Uno, dammi un occhio al Tre.
Ehi, ciao! Sì tutto ok. Puoi passare il pane al Due. Sì potete alzarvi. Ecco Tre, vai anche tu. Ehi, guardate che il Tre non si mangi il Lego!!! Ah.... Va bene. Arrivo.
Ecco.
A quell'ora vorrei 100.000 me. Lo desidererei tanto.


E mi piacerebbe avere al mio fianco 100.000 persone nella politica. Perché 100.000 è un numero che conta. 100.000 mamme e papà che dicono che è un casino se gli tolgono la mensa per i propri figli. Che è un problema non avere le supplenze. Che forse per quei bambini non bastano 10 ore di insegnanti di sostegno. Forse se 100.000 persone facessero emergere il loro disagio qualcosa cambierebbe. Però no 100.000 in piazza, perché la piazza mangia le persone e le divide. Nononono! Deve essere una persona grande e grossa. Un gigante formato da 100.000 che vada lì a Roma e con la sua voce formata da 100.000 voci dica la sua. Con la sua mano formata da 200.000 mani afferri i ministri, li porti all'altezza dei suoi 200.000 e gli dica con 100.000 bocche: adesso basta!
Un gigante. Sì ecco cosa cercherei di fare con 99.999 amici.


Nella mia infanzia ci sono stati veramente molti momenti in cui avrei desiderato avere così tanti amici. Ultima di tre fratelli. Unica femmina. Ho avuto l'onore fin da piccola di avere una cameretta tutta mia. Chissà quanto bramata dai miei fratelli e quanto da me odiata. Avrei voluto 100.000 amichetti la notte quando non riuscivo a prendere sonno per la paura di non so che, che si traduceva nell'infamante 'paura del buio'. Avrei dato chissà cosa per non essere la sola a sentire tutti quegli scricchiolii e brusii, nella notte fonda. Cercavo di inventarmi delle storie assurde animate da 100.000 personaggi con la spasmodica voglia di ritrovarmeli nei sogni, per poter serenamente passare una notte semplicemente dormendo.
Poi, come per miracolo quella paura è passata. Vuol dire questo diventare grandi? Mi chiedevo. E quei 100.000 personaggi? Eccoli. Sono qui, dentro di me. Non potrei mai abbandonarli, dopo tutta la compagnia che mi hanno fatto.
Quando un mio piccolo gnomo mi dice che ha paura del buio, non lo rimbrotto. Non lo schernisco. Mi vengono gli occhi lucidi perché con lui condivido una cosa che attanaglia così forte da non riuscire nemmeno a raccontarla e che volente o nolente lo accompagnerà fin nell'età adulta. Io sto vicino a lui e da dentro tiro fuori una delle mie 100.000 creature e gliela regalo.

Questi care nate sono solo alcuni dei 100.000 pensieri che mi accompagnano lungo il tragitto.

domenica 24 aprile 2011

CONVERSAZIONI ovvero LA PASQUA RACCONTATA DAL DUE

Stima, anticipo il momento light semplicemente perché faccio sempre più fatica ad accendere il mio simpatico mac senza c (m'è partito il tastino). Il triunvirato composto da queste età: 1 anno, 3 e mezzo e 6 e mezzo è assai faticoso. Mmmmhhh, diciamo meglio, impegnativo. E dunque non arrivo da molte parti, tra cui qui e me ne dispiaccio.
Allora pur nel casino accendo gli spot sui momenti più rilassati di questa vacanza a metà (perché siamo a metà vacanza e perché mi manca la mia metà) e concludo col GnomoDUEPensiero.

Venerdì.

Sì sì. E' l'Uno.



Un sabato qualunque, un sabato italiano.





Domenica.



Gnomo Due:
Le mie maestre mi hanno detto che a Pacqua ci sono gli uovi da mangiare. E poi che Gesù è morto. Alla fine però gli angeli gli hanno preso il cervello e l'hanno portato in paradiso. Adesso lui è là e non è più morto.

Pur nell'ermetismo della sua dialettica, penso abbia reso bene.
Buona Pasqua.

mercoledì 20 aprile 2011

BUIO IN SALA ovvero IL MIO VICINO TOTORO

Gentili mamme F&C oggi omaggio a un amico.

IL MIO VICINO TOTORO (1987)
di Hayao Miyazaki


Lei, la trama: semplice, semplicissima. Un papà e due figliolette si trasferiscono in campagna per stare più vicini all'ospedale dove è ricoverata la loro mamma. La nuova casa è pervasa da strane presenze, ma le più strane di tutte si trovano in giardino e una di loro è Totoro... Qui trovate una bella presentazione.

Lui, l'amico: Non so voi ma io, quando mi innamoro di un autore, me lo faccio amico. Intanto faccio in modo di non conoscerlo mai (e con Miyazaki gioco facile) così da non rimanerne eventualmente delusa, e poi me lo immagino mentre mangia, mentre lavora, mentre legge, mentre guarda la tv, mentre osserva le ferite del proprio paese. E così quando la mente torna alla tragedia giapponese, tra la miriade di pensieri, mi viene in mente anche lui che soffre (almeno così me lo immagino e non penso di scostarmi dalla realtà...). Proprio lui, che nel lontano 1987 ha creato una delle più belle animazioni ambientaliste.

Lui, Totoro: Per almeno cinque sabati di fila i miei pargoletti ci hanno imposto Totoro. E io ne ero contentissima. Intanto le creature fantastiche: nei suoi film pullulano. Qui ce ne sono tre, tutte meravigliose. La fuliggine che occupa le vecchie case, l'autobusgatto e Totoro (in tre misure grande.medio.piccolo). E' naturale che i miei duedue si identifichino molto nei tre Totoro dalle diverse altezze ("Mamma io sono il Totoro mezzano!" Gnomo Due). 
E poi le figure femminili. Sono sempre loro nei suoi film a muovere. Inquiete, curiose, testarde, ma anche coraggiose, benevole, sensibili. Non che manchino le figure maschili positive... ma sono poste proprio su un altro piano. Sono figure molto protettive, razionali.... ecco se dovessi cercare una metafora tra il maschile-femminile in Miyazaki, mi viene in mente il contrasto tra il movimento centrifugo (femminile) e centripeto (maschile). Uno butta fuori, l'altro riporta a terra riordinando e ridisponendo.
Mi sento presa in causa a ben pensarci.
Ogni tanto penso che a me ci son voluti quattro maschi per domare la mia forza centrifuga che a volte fa fuggire in giro anche dei pezzi di me. Io giro e prendo il volo. Loro mi acciuffano e ridispongono con senso tutto il casino che ho fatto.
Grazie grande Miyazaki.

Questa è la scena della pioggia che insceniamo ogni volta che abbiamo in mano un ombrello. Alzi la mano chi da piccolo non ha mai cercato con l'ombrello di stare sotto alla goccia più grossa....




lunedì 18 aprile 2011

INFRANGERE LE REGOLE ovvero AL CINEMA COL DUE

Stima, mia Stima. Devo confessarti che questa tua rubrica è la mia preferita. Mi piace la domenica ripensare  ai momenti luminosi della mia vita. Ed è giusto il lunedì, perché piaccia o non piaccia, il fine settimana muta i ritmi e le variabili infinite rendono questi due giorni uno diverso dall'altro.
Abbiamo avuto un week end senza l'Uno, invitato ad oltranza (notte compresa) dal suo migliore amico. E così il nostro Due va in crisi. Anche lui vuole andare dagli amici, anche lui vuole un migliore amico, anche lui vuole giocare da qualcuno. E così, grazie ad un'idea del K., Gnomo Due vince una serata al cinema.
Io e lui. Lui e io.
Partenza ore 18.40.
Biglietti in mano ore 19.00.
Seduti al ristorante dei cowboy alle 19.10.


Il Due senza l'Uno è un po' perso. E' naturale, lui è nato e cresciuto in una famiglia formata da tre persone e adesso sta cercando (con successo) di capire come si fa ad accogliere un nuovo piccolo nel suo nido.
Con l'Uno sono abituata ad essere sommersa dalle parole: non sta mai zitto, chiede, racconta, freme (è ora? inizia? andiamo?). Col Due siamo rimasti tanto in silenzio. Lui tranquillo tranquillo si guardava intorno, in quel ristorante il cui menù era pieno di asterischi (*il prodotto potrebbe essere surgelato) e che rimandava al mondo del lontano west.
Due, è la tua serata. Ordina quello che vuoi, non fiaterò. Chiedimi e ti darò. Stasera mi godo i tuoi occhioni.


Infrangimenti:
  1. Super mega maxi Coca Cola. ("Però mamma tu prendi l'acqua che ogni tanto non mi piace la coca...") bevuta quando vuoi e cioè praticamente tutta prima dell'arrivo dell'...
  2. ... hamburger. Io, che con fierezza mi vanto di non aver maiedicomai messo piede in un MacD. Vabbé, questo ci assomiglia, ma io ho preso le tortillas vegetariane (con *) e tu Gnometto Due, sei vegetariano dentro, visto che hai mangiato solo le patatine fritte e poi hai scoperchiato il panino e hai mangiato solo il formaggio....
  3. Pop-corn iper salati presi dalla signorina. 
Il film era Rio (hmmm.... se non siete costretti..... non ve lo consiglierei....). Già nei trailer veniva fuori il tuo essere numero Due anche dentro: "Mamma, questo lo andiamo a vedere con Eie (Uno)? E anche questo. Gli piace questo". 
E la prima mezz'ora tu a voce alta cominciavi a chiedermi chiarimenti e a ridere quando gli altri stavano zitti e ti ostinavi a non capire che Rio non era un personaggio ma era una città e poi quando l'hai capito ti ostinavi a chiedermi se Rio era quella cittadina piena di neve americana... non mi ricordavo più che era così divertente andare al cinema con un piccoletto di tre anni e mezzo.
E infine con gli occhi spenti siamo usciti, e in macchina dopo duecento metri eri così...


E poi a casa ho detto a K. se potevamo tenerti (4a regola infranta) nel lettone visto che non c'era l'Uno e tu hai aperto gli occhi e hai detto: "è vero".
E così è stato e io ero leggera e felice di essere andata al cinema con te. Perché in effetti non abbiamo tanto tempo per stare insieme stando zitti.

venerdì 15 aprile 2011

I VENERDÌ DEL LIBRO ovvero METRO' e CALZINI

Cara Homemademamma oggi due libri. Uno dedicato a Milano (ma più in generale alle metropoli dotate di metrò) e una alla mia casa e ai milioni di calzini spaiati che girano...

Un etnologo nel metrò di Marc Augé


Non vivo in una città col metrò. Ma ho vissuto Milano nella metro. Ho iniziato a 16 anni quando, finite le lezioni al liceo, col treno prima e poi con la metro mi recavo a lezioni di teatro. Ho poi ritrovato la stessa Milano dopo la laurea.
Augé è l'ideatore dell' "antropologia del quotidiano". Il metrò che analizza è quello della sua città: Parigi. Parte dalla memoria:
basta, a volte, il caso di un itinerario (di un nome, di una sensazione) perché il viaggiatore distratto scopra all'improvviso che la sua geologia interiore e la geografia sotterranea della capitale hanno punti di contatto...
Ogni fermata è un ricordo, un periodo della vita. E il cambio di itinerari segna le svolte private delle persone.
Poi parla della solitudine del viaggiatore della metro e del significato dei nomi delle stazioni fino ad arrivare all'analisi della figura del mendicante.
Dedico la mia rilettura di questo libretto alla Stima e a tutti gli amici che gravitano nella metropoli lombarda e che salgono e scendono nei sotterranei meneghini. Non so se a Roma la metro lascia la stessa impronta. Romani, se passate di qui fatemelo sapere!!

Quando ero in terza, il nostro professore di francese ci aveva fatto notare che il più bell'alessandrino della lingua francese era scritto sui vetri delle porte del metrò.

MANUALE DEI CALZINI SELVAGGI
Tutto quello che bisogna sapere per difendersi da questa piaga
di Pablo Prestifilippo 


Io ho tantissimi animaletti di questo tipo a casa mia. Due - Tre cose che ho imparato da questo librino:
  1. CHE COS'E'? E' un calzino tessuto con lana selvaggia. Lo si riconosce dalla sua tendenza a dirigersi dove vuole. 
  2. DA DOVE VIENE? La lana selvaggia viene dalle pecore selvagge.
  3. COME SI TOSANO? Dal parrucchiere o a tradimento.
  4. COME SI TESSE? La lana selvaggia è molto ribelle e si ingarbuglia continuamente
  5. ALCUNE RAZZE: Calzino a pelo corto, calzino peloso, calzino etnoelamac, calzino groviera
  6. LA PSICOLOGIA: Dormono a qualunque ora del giorno, si appallottolano per conservare il calore e concentrare al massimo il loro odorino.

giovedì 14 aprile 2011

AMMAZZA COME E' TRENDY L'ECO

Veloce veloce Stima col mio yin-yiang. Ieri sono stata al Salone del Mobile di Milano.
Come ben sai il 90% delle aziende di design e arredamento più importanti in Italia, gravitano a 5-6 km da casa mia. Diciamo che andare al Salone è un po' come andare a messa nel paesino. Continui a salutare gente.
Ho fatto solo una foto per i miei pargoli che adorano la 500:


Niente altro.
Io e K. ci siamo persi tra i lunghi corridoi e una cosa ci è saltata all'occhio. Tronchi d'albero in ogni stand, nuovi prodotti in essenze naturali, finiture nature, vernici all'acqua, tavoli di cartone (!!!!) ingnifugo (????), sedie fatte con legno di recupero e poi piante piante piante.
Conosco i miei polli.
Il "naturale" è entrato d'onore nel business. Tira. Fa spendere. E' il vero filo rosso che lega questa enorme fiera dell'eccellenza italiana (non per tirare l'acqua al mio mulino, ma veramente solo noi sappiamo fare certe cose...).
E non potevo non notare questo contrasto tra il marketing e il substrato culturale che dovrebbe sottendere il ritorno all'essenziale e al naturale.
E' però d'altronde tristemente vero che solo il business in questo marcio mondo può qualcosa. E allora meglio questo che il barocco dorato che andava negli anni ottanta.

P.S.: A chi gravita intorno a Milano, vi segnalo il Fuori Salone. In particolare Cuorebosco. Uao!

mercoledì 13 aprile 2011

BUIO IN SALA ovvero MAN ON THE MOON

Care NXD sulla scia del lupo che mi è rimasto addosso, un po' fuori e un po' dentro, mi è venuto in mente uno spettacolare film sull'intrattenimento, sulla comicità e sul silenzio.

MAN ON THE MOON di M. Forman (1999)


Lei, la trama: La storia artistica di Andy Kaufman. Negli anni settanta si chiamava comico e lui lo odiava. Nel 2010 si chiama performer, forse l'avrebbe apprezzato di più... Morto a 34 anni di tumore. Ma nessuno gli credeva.

Lui, l'attore: Che dire? Guardatelo, sbirciate sul tubo il vero Kaufman e poi guardate Jim Carey. Immenso. Unico. Non ho d'altronde mai nascosto il mio innamoramento artistico nei suoi confronti. Troppo fuori dalle righe per essere etichettato con un Oscar. 

Lui, il silenzio: Il silenzio nella musica, come nella comicità, dà il ritmo. Questo fondamentalmente avevo capito Kaufman e aveva sfruttato l'intuizione o con logorroici monologhi o con pause immense (in uno schetch famoso mangia un gelato. Punto.) 

Due cose ho imparato raccontando fiabe ai bambini: l'utilizzo, appunto, della pausa silenziosa e l'utilizzo del corpo senza limiti. Non mi guardo mai allo specchio, perché ho paura che mi vergognerei. Non guardarmi è la libertà più grande che sfrutto quando racconto ai bambini. Libera di far ridere senza paure.

Dal film il famoso Mighty Mouse:





E The Original Andy Kaufman. A me e a Gnomo Uno fa sbellicare. Ecco cosa intendo per uso del corpo (e in questo caso anche della voce):


lunedì 11 aprile 2011

FELICE COME UN LUPO!

Stima non ho dubbi sul mio momento splendido splendente.
Ho raccontato una storia, ho fatto una lettura animata di una stessa storia per due volte nella stessa giornata. Ed è stato meraviglioso.
La storia è tratta dal libro Aprite quella porta! di cui avevo parlato qui. E' la storia della nonnetta di Cappuccetto sorda e del Lupo che cerca di farsi sentire per farsi aprire la porta.
Mi sono preparata e poi la G. mi ha tirato fuori un costume spettacolare. Beh, non proprio un costume... diciamo un accessorio da paura!!
Tadà!!!!
Versione Nonna


Versione Lupo!

Non c'è niente da fare, io sono per il lavoro di team... 
Non potrei mai essere una scrittrice, una pittrice, una scultrice... sono lavori troppo solitari. Io ho bisogno di confronto, di spunti, di contrasti, di incontri.
E quale incontro migliore per una che racconta storie di quello con una che inventa cosine così?!?!
La storia è bella, l'accessorio meraviglioso e i bambini e i genitori erano entusiasti.
La prima volta l'ho raccontata nella primaria. Ero agitatissima, non tanto per i cinquanta bambini, quanto per le mastre. Aiuto! E poi le maestre di mio figlio. Triploaiuto!!
E invece tutto è scivolato liscio e tutti si sono divertiti.
Poi, la sera in biblioteca, coi bambini della materna. La serata era estiva, le finestre aperte, i bambini seduti per terra tra i libri e le loro risa e gli sguardi sospesi e le bocche aperte. Voi dovreste provare. Per capire che emozione è. Non riesco proprio a raccontarvela. Ho trovato solo un'immagine che la rende bene e l'ho fatta mia.

Children at Puppet Theatre

venerdì 8 aprile 2011

I VENERDÌ DEL LIBRO ovvero LANCIO DELLA CASETTA

Paola, più settimana all'insegna del libro non si può. E dunque per il tuo venerdì ti parlo di questi due  librin che ho conosciuto in questi giorni, che ho raccontato ai bambini a cui sono piaciuti tanto tanto.

In cortile di R. Francaviglia e M. Sgarlata


Libro in rima. Edizioni Coccole e Caccole (merita un giro!).
Pietro è un bambino viziato, soffocato dai regali. Un giorno riceve un super televisore mega schermo al plasma e nessuno lo schioda più di lì. Nel frattempo nel suo cortile succede di tutto: pirati che sbarcano con il galeone, mostri in cerca del loro unicorno, draghi e cavalieri, extraterrestri. Ma lui non se ne accorge, immerso nel tubo catodico. Finché una notte dei ladri gli rubano tutto il ciarpame televisivo...... oh.... e allora Pietro finalmente guarda fuori dalla finestra....


L'ultimo albero in città di P. Carnavas

Edoardo gira in città col suo triciclo e ogni pomeriggio va a trovare l'unico albero sopravvissuto al cemento. Un giorno l'albero viene abbattuto, ma il bimbo trova un ramo e gli viene un'idea geniale: pianta l'albero nel cestellino del suo triciclo e la città comincia a cambiare...

Un piccolo gesto quello di Edoardo, che suo malgrado invade un'intera città. Nel nostro piccolo, cara Paola, molto piccolo, è quello che sta avvenendo con Liberi di Leggere. Si interessano alcuni comuni all'iniziativa, perché la vogliono proporre sul loro territorio; si interessano le mamme e i papà dei comuni vicino al nostro, si interessano le mia amiche blogger (Carlotta e Lucia e Roberta e Akari e MammaC e tante altre...).
E poi si interessano i bambini che portano le mamme al parco e le insegnanti delle scuole vicine che vengono a vedere e i nonnetti che invece di seguire gli scavi dell'ennesimo cantiere, controllano che tutto vada bene e a loro modo anche i tredicenni del pomeriggio, seduti sullo schienale delle panchine, lanciano un'occhiata benevola alla striminzita casetta. Per non parlare dei libri donati, delle mamme coi sacchetti che rimpinguano gli scaffali.
Uao.
Riesco a dire solo questo.
Sono orgogliosa. Guardavo all'iniziativa tedesca e mi dicevo: ma loro sono tedeschi e noi italiani. E mi sbagliavo. 
Spesso ci fermano i pregiudizi su noi stessi. Autocensuriamo i nostri progetti ritenendoci incapaci di gesti civili. E invece no. Ci manca a volte solo il coraggio di fare il primo passo. 

Vi lancio una proposta, per chi voglia far conoscere l'iniziativa o, perché no, provarla sul proprio territorio, di mettere questo bannerino sul proprio blog. Da domenica sarà attiva una pagina che spiega passo passo l'intero progetto, anche nei dettagli organizzativi. L'unica accortezza che vi chiedo è quella di farmi sapere quando e dove metterete la vostra casetta (ma può essere un armadio, un pulmino, ecc ecc).
Mi piacerebbe che questa esperienza possa prendere piede, mappare l'Italia delle casette libere.



giovedì 7 aprile 2011

CASE vs CASETTE ovvero QUANDO LA TESTA CORRE...

Io Stima penso alla casetta dei libri e quasi la mia casa va in fiamme.
Nonononono, tutto a posto.
Solo il mio completo Ikea andato...


La mia lampada, anch'essa Ikea, andata pure quella...


E non vi dico il materasso. Non ho fatto la foto perché K. l'aveva già girato. 
Oh, Gnomo Tre.... e solo gattoni. Cosa farai quando camminerai? Ho paura. Non rispondermi ti prego.

Diciamo che son dei giorni strani. Avanti indietro a portare i bambini e l'occhio alla casetta dei libri. Andare, sbriciare, controllare i libri e ogni giorno scoprire che tante persone condividono la passione per questo progetto. Mamme che mi chiamano per sapere come accedere (addirittura mi chiedono se essendo di comuni diversi, possono lo stesso andare...), i vostri strepitosi commenti, comuni che ci contattano, vecchietti che mi fermano per strada e mi dicono che bisogna mettere meglio il cartellone e che alcuni chiodi li hanno risistemati.
Sono basita. Costernata. Sbalordita.
E poi ci sono le scuole dove devo andare a raccontare le mie storie e dunque cerco di concentrarmi in quel poco di tempo che mi rimane tra il lavoro, l'aerosol e, appunto, la casa che quasi brucia...


Il sogno della casetta va avanti e la mia casa mi tira per la maglietta. La pila dei vestiti da stirare, le cene improvvisate in un quarto d'ora, la febbre di Gnomo Due venuta dopo una sudata e il senso di colpa esplode. 
C'è una grande forza propulsiva che ti invade quando vedi che non sei sola. E questa settimana ho tirato i remi in barca e vivo grazie ad essa. La mia testa è lì, lo so. Ma questa volta me lo voglio godere questo momento. Fermami un po' cara casa e assaporare il momento. 
Facciamo un patto casa dolce casa, io convinco Gnomo Tre di non mandarti in fumo, però tu non t'allargare col casino. Cosa dici, può andare?

mercoledì 6 aprile 2011

BUIO IN SALA ovvero I TENENBAUM

Care NxD, oggi parlo di questo perché nel delirio di questa settimana, mi fermo solo quando Gnomo Uno fa i compiti. E quando fa i compiti mi viene sempre in mente il film di cui voglio parlarvi.
Mi godo i suoi "chi" "che" "ghi" "ghe" in santa pace, temperando le sue matite perché mi rilassa molto. Gnomo Uno ha i capelli lunghi e ha un suo abbigliamento particolare da scolaro. Perché ve lo dico? Tra poco capirete....

I TENENBAUM di Wes Anderson (2001)



Lei, la trama: il film parla di quella famiglia lì sopra ritratta. Due genitori, tre figli (due maschi e una femmina), il marito della figlia, l'amante. Una famiglia che partiva alla grande, con tre figli super dotati: un grande genio finanziario, un provetto tennista, una scrittrice... e che finisce col divorzio dei genitori, una vedovanza, una crisi mistica e un'amante. Il tutto in veste molto surreale.

Lui, il regista: C'erano una volta tre amici all'università, si chiamavano Wes Anderson, Owen Wilson e Luke Wilson. Un po' per gioco e un po' per passione girano nel 1996 un film dal titolo Un colpo da dilettanti. E da quello, come può succedere solo negli Stati Uniti, il passo verso il successo è breve. Wes ama lavorare con gli amici, e se scorrete la sua filmografia ve ne accorgerete... gli attori sono sempre gli stessi. Pensa che bello: ogni film una riunione in famiglia....

Loro, gli attori: Gene Hackman, Anjelica Huston, Ben Stiller, Gwyneth Paltrow, Luke Wilson, Owen Wilson, Bill Murray, Alec Baldwin... è sufficiente? Cioè, anche se erano la metà, io lo andavo a vedere lo stesso.

Mi piacciono i film leggermente virati in seppia, dove si parla di personaggi strampalate. E mi piace ascoltare e vedere crescere le famiglie cinematografiche, perché mi immagino anche la mia di famiglia. Certo io non sono la Huston e K. non è Hackman, ma il fatto è che noi Richie l'abbiamo in casa e fa i compiti sulle mie ginocchia.





Questo l'inizio del film con la presentazione del quintetto base:


lunedì 4 aprile 2011

LIBERI DI LEGGERE ovvero QUANDO UN PROGETTO SI AVVERA

Eh sì, Stima, alla fine ce l'abbiamo fatta. Abbiamo la nostra casetta di legno.
Nonononono! Non abbiamo ancora il giardino, non la casetta degli attrezzi, ma la casetta dei libri.
Adesso ti spiego. E' un sabato mattina d'autunno. Una giovane donna (io. eheheheh!) legge un settimanale di arredo e vede un articolo su alcune biblioteche tedesche. Senza tesseramento. Aperte 24 ore su 24. Dove si può anche tenersi il libro che si è scelto, a patto di riportarne un altro. La giovane donna pensa. Anch'io. Anch'io voglio una biblioteca così. Lo comunica a una sua amica che invece di provarle la febbre le dice che ok. Si prova.


Passano i mesi e le due giovani donne (eheheh!) con altre giovani donne (ohohohoh!!) tramite l'associazione genitori di cui fanno parte lavorano all'evento. Alcuni dicono ma siete pazze, alcuni dicono che bellooooo, altri dicono un giorno e la casetta ve la bruciano i quindicenni.
Ma loro vanno avanti imperterrite. Il fronte istituzionale nella persona dell'assessore le appoggia e dà il permesso di mettere la casetta per una settimana al parco pubblico, vicino ai giochi, sotto gli alberi. Le nostre brindano con il succo, mentre si ritrovano la sera a preparare il mercatino di Natale.


Passano altri mesi, quelli più brutti, dopo la buriana natalizia. Il gruppo cerca disperatamente una casetta di legno dove mettere i libri. Ma voi avete idea di cosa costi una casetta? TANTISSIMO. Troppo per la nostra associazione minima. Passiamo in rassegna a tutti i brichi, i leroymerlin, i castorama, gli obi della provincia allargata. Solo una minuscola casetta è alle portata delle nostre tasche. Peccato che per montarla ci voglia un ingegnere, visto che è formata da pezzi poco più grandi del lego.
Sconforto, rassegnazione.
Ma l'assessore tuona: NO! DOVETE! E dal cappello ci tira fuori una casetta in affitto. TADA!


E qui inizia il mio momento light, Stima. Sabato mattina, sotto quel sole di primavera inoltrata, due papà e un nonno montano la casetta e noi, come ragazzine, non stiamo nella pelle e continuiamo a dirci: è bella vero? Nè che è bella? Caspita non pensavo fosse così bella! 
E domenica, sotto lo stesso sole, grazie agli scaffali recuperati da un papà e ai libri regalati dalle numerose famiglie che hanno creduto nella cosa, l'abbiamo allestita.


Apertura ore 9-19. Non abbiamo osato di più. Solo libri per bambini. Senza tesseramento. Si può prendere e riportare il libro oppure prenderlo, tenerlo e riportarne un altro.
Che bello. Che bello avere un'idea e piano piano vederla crescere. Affiancarla nei momenti difficili, ripensarla per il tuo territorio, discuterla e tentare in ogni modo di concretizzarla, per poi vederla lì, esplosa nella realtà. E che bello condividere le idee e magari doverle mutare rispetto ai tuoi desideri per incontrare ed accogliere quelli degli altri. 
In un momento di sconforto, noi giovani donne dell'associazione abbiamo consultato una pedagogista. Non sapevamo se la strada imboccata fosse giusta e lei ci ha detto: voi state facendo una cosa meravigliosa perché il vostro è un progetto di cambiamento culturale; non preoccupatevi se siete sempre 4 o 5 o 6, piano piano la cosa crescerà.
Già, crescerà... chissà, magari crescerà come è cresciuta questa casetta, piena di libri da leggere nel parco.




venerdì 1 aprile 2011

I VENERDÌ DEL LIBRO ovvero CATALOGO DEI GENITORI

Paola, scrivo questo post con un occhio aperto e uno chiuso, perché torno ora dalla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna.
E' sempre bello, ogni due anni circa la visito e mi diverto.
Ti faccio vedere cosa ho preso:

CATALOGO DEI GENITORI
per i bambini che vogliono cambiarli
di Claude Ponti


Naturalmente non l'ho ancora letto, ma ti spiego i tre motivi per cui l'ho preso:
  1. E' della Babalibri. Punto. (In fiera mi confermano che Lionni per loro rimane il numero uno nelle vendite e noi sappiamo perché....)
  2. E' in un grande formato. Non ho qua il righello, ma a occhio è un 40x30 cm.
  3. Ho letto i modelli di genitori del catalogo:
  • Gli avventurieri
  • I confortevoli
  • I beiprogetti
  • Le cinque mamme
  • I triiiisti
  • I cartonati Sviluppo sostenibile
  • I complicati Perché farla semplice?
  • I pesanti Questi sfondano!
  • La leisola 
  • I piediperpetui Estremi (NOIIIII!!!!) - Ogni dito del piede sviluppa una potenza di dodici elefanti furiosi.
  • I genitori di bambini orfani Luminosi
  • I reggicasa Nomadi
  • ecc ecc
Alla fine un lungo elenco di accessori e il modulo d'ordine.
Tranquilli genitori sotto il titolo è scritto che per riavere i genitori originali, basta un colpo di telefono: riprendiamo quelli nuovi in qualsiasi condizione.

CONSEGNA GRATUITA IN QUARAN  TOTTORE.


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